venerdì 28 settembre 2007

Tottimotori: il libro fotografico

Dicono che il gioco sia fondamentale per la crescita di un bimbo. Tramite esso può fare esperienze importanti per il suo sviluppo. Anche per gli adulti il gioco e i giocattoli rivestono un ruolo essenziale. Ma con un grosso problema. Anzi due. Il primo è che da bambino i giochi ti vengono regalati. Dagli adulti. Una volta cresciuto invece devi provvedere da solo. Il secondo problema è che i giocattoli per adulti sono in genere costosi. Molto costosi.

I maschi da piccoli amano le automobiline, le moto e le barchette. Da grandi preferiscono le Porsche, i motoscafi e le moto rare e costose. Circoscrivendo il discorso alle moto si può facilmente verificare l'evidente preferenza per i modelli unici. Quelli che danno emozioni intense e aiutano a distinguersi dalle masse. Solo i più fortunati però riescono ad avere delle vere special costruite dai migliori artigiani del settore. Eredi dei mastri carrozzieri che negli anni '50 e '60 costruivano fuoriserie uniche per i loro clienti.

Una parte considerevole delle più impressionanti special pubblicate negli ultimi anni sulle riviste specializzate ha preso vita nella ex-mangiatoia di un casale nascosto nella campagna bolognese. L'artefice di queste opere d'arte è Roberto Totti. Nelle mie frequenti divagazioni onirico/lisergiche associo Totti ad un novello babbo natale in grado di plasmare il metallo a suo piacimento per dare gioia ai suoi adepti e sostanza ai loro più arditi e deliranti sogni.

Nel lungo corso della sua carriera ha creato un numero imprecisato di capolavori, solo in parte noti al grande pubblico. Esempi mirabili del suo talento sono opere come la Pregnant Duck, incredibile rivisitazione estrema di un obsoleto CBX 6 cilindri; la Vale Rossi Tribute, una Urban Motard su base Yamaha; l'ardita ricostruzione in chiave moderna della mitica Ducati Apollo; la splendida Stinger, in grado di dare luce alle asettiche moto marchiate CCM; la sacrilega meraviglia incarnata dalla Bonneville Hommage, motard estremo su base classica Triumph; per finire con la Slim Race 24, anni luce in anticipo su qualsiasi altra idea.

Roberto Totti e Tottimotori sono tutto questo. E molto altro. Classico, presente e futuro. Tecnica impareggiabile e semplice intuizione. Boriosa apparenza e razionale sostanza minimalista. Custom allo stato puro. Non tutti posso avere il privilegio di possedere una special by Tottimotori. Per motivi di tempo. Roberto lavora da solo. O per motivi di budget. Una sua special può costare parecchie decine di migliaia di euro. Tutti però possono avere un pezzo della storia di Roberto Totti.

A Natale uscirà la prima serie limitata del suo libro fotografico, Made in Italy. E' acquistabile solo on-line. Permette a chiunque di entrare in contatto con il favoloso mondo di Roberto Totti. Il libro ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera attraverso l'analisi fotografica delle sue moto più belle. Un'occasione unica per chi ancora non ha avuto il privilegio di vedere una sua opera dal vivo. Un vero crimine farselo scappare!!!

giovedì 20 settembre 2007

27061980

- Ma come cavolo fai a non sentire il caldo? Non sei stanco? Stai correndo come un pazzo e non sudi nemmeno! -
Milano è una città strana; climaticamente parlando. D’inverno la temperatura può essere molto rigida e costantemente sogno l’arrivo dell’estate. Quando la bella stagione arriva la città si trasforma in un girone infernale. Solo allora mi rendo conto di come il caldo umido e appiccicoso mi faccia soffrire, forse, più delle fredde e nebbiose giornate invernali.
Anche se l’estate è iniziata da pochi giorni l’afa oggi è insopportabile e giocare a calcio forse non è la cosa più saggia da fare. Da un momento all’altro potrei svenire. Il caldo è opprimente. Il sole picchia forte e senza pietà sulla testa. Rincorrere il pallone sull’erba è un’impresa. Il sudore scende in mille rigagnoli sulla pelle e la mancanza di ossigeno comincia a essere preoccupante.
Lui, nonostante quel colorato copricapo di lana che racchiude una massa inverosimile di capelli, continua a muoversi come fosse una fresca giornata primaverile. Va bene, probabilmente proviene da qualche paese africano dove alta temperatura e umidità sono normali, però la sua forza è incredibile. Ha qualcosa di strano, di sovrumano. Fisicamente, almeno in apparenza, non sembra molto dotato. In realtà nessuno dei ragazzi che si sfida a calcio sull’erba del parco Sempione ha la sua classe, il suo carisma e la sua resistenza.
E’ forte. Davvero. Ha già segnato due gol fantastici e corre il doppio di tutti gli altri. Se lo guardi il suo volto mostra sempre il sorriso candido di un bambino: è sereno e si sta divertendo moltissimo. Beato lui.
L’amico napoletano che lo accompagna invece è un po’ diverso. Nel preciso istante in cui è arrivato si è seduto sul prato e non si è più rialzato. Si è acceso una sigaretta, ha imbracciato la chitarra e ha iniziato a suonare.
Che coppia: un africano con più capelli che muscoli e un musicista partenopeo. Il primo è un fenomeno con la palla tra i piedi, il secondo con la chitarra tra le mani. E con la voce. Le parole che canta, per via del mix di inglese e dialetto, sono un po’ difficili da capire, ma la musica…che musica! Dice che suona “…o’bbblues”, il blues, quello nato in America, nei campi di cotone, come lamento degli schiavi oppressi dai padroni.
Pino ama la chitarra; nemmeno un secondo ha pensato di mettersi a correre dietro alla palla. Dice di aver accompagnato il suo amico jamaicano (quindi non viene dall’Africa) a conoscere un po’ Milano. Lui, appena intuito che stava per iniziare una sfida a calcio, ha chiesto di unirsi per fare un paio di tiri e, almeno fino ad ora, anche due gol.
Nel frattempo non meno di quindici ragazze si sono avvicinate sedendosi intorno a Pino, attirate e stregate più dalla sua musica e dalle strane canzoni che dal suo aspetto da rockettaro tamarro un po’ trasandato.
- Gol!!! -
E fanno tre.
- Sei grande, sei troppo forte! -
Hanno ragione i suoi compagni di squadra. E’ troppo forte. Peccato io non sia riuscito a sceglierlo per primo.
- Ragazzi basta. Getto la spugna. Giochiamo da più di tre quarti d’ora. Il sole ci sta massacrando. Facciamo almeno 10 minuti di pausa. Il tempo di una sigaretta. -
- Ok. Pausa. Abbiamo tutti, o quasi, bisogno di riposarci. -
Pino si accende un’altra sigaretta. Passa l’accendino al suo amico che invece si accende una sigaretta di Ganja, come la chiama lui.
- Nesta fai attenzione, se ti sgamano sono casini veri. Ormai dobbiamo andare è un’ora che siamo al parco. San Siro e Milano ti stanno aspettando. Tra poco inizia il vero spettacolo! -
- Yeah man, no problem man -

lunedì 17 settembre 2007

Un applauso x i geni!

Il mondo è pieno di "fenomeni". Di esperti che tutto sanno di tutti. Bravi a giudicare. Un po' meno forse a dimostrare le proprie capacità. Il proprio talento. Se non a parole. Da un po' di tempo Valentino Rossi non riusciva a vincere una gara. Il fluido magico del Dottore sembrava inesorabilmente terminato. Perlomeno questo dicevano molti "esperti". La maggioranza di loro.

Mi sono sempre rifiutato di credere alle parole dei "fenomeni". Men che meno potevo credere che il talento di Valentino fosse di colpo svanito. Poi c'è stato il gran polverone sollevato per le presunte irregolarità fiscali. Ma anche questo non bastava a motivare lo scarso rendimento di questa stagione. Ho persino sospettato che ci fosse una sorta di complotto. Un accordo segreto tra Yamaha e Ducati. Strada libera per la seconda in cambio di soldi. Molti soldi. Obiettivo: risollevare le asfittiche quotazioni in Borsa del titolo Ducati. Fantasia. Pura e semplice fantasia.

La realtà forse è più semplice. E banale. La Yamaha non ha azzeccato la moto. La Michelin non ha azzeccato molte gomme. Valentino non è stato sempre (messo) in grado di dare il 100%.

Ma ancora una volta mi è rimasto il sospetto che Valentino Rossi non avesse chiuso il suo ciclo. Sono stato ben ripagato. In Portogallo Valentino Rossi ha messo i puntini sulle i. Ha dimostrato come si guida da campione. Ha fatto una gara emozionante e splendida. Vale è tornato? Non lo so. I problemi non scompaiono in un week end. In ogni caso è tornato ad emozionare. Cosa che viene un po' difficile al fenomeno Stoner. Vince. Stravince. Ma non emoziona. Peccato. Ci saremmo potuti divertire per parecchi anni ancora.

In ogni caso un applauso va fatto. Anzi due. Uno, caloroso e sincero, a Valentino Rossi. L'altro a tutti i geni che da mesi danno Valentino per finito. Clap, clap, clap...

giovedì 6 settembre 2007

Royal Enfield - mito e storia viaggiano su due ruote

Le moto moderne sono perfette. Forse troppo. Anno dopo anno i costruttori raggiungono traguardi fino a pochi anni fa impensabili. I giapponesi producono razzi a due ruote in grado di superare i 100 km/h in prima! Arrivando a sfiorare i 300 km/h in sesta. Le moto sono sempre più performanti e leggere. Un vero concentrato di tecnologia. Nei primi anni '70 le superbike si chiamavano Norton Commando e Triumph Bonneville. Moto essenziali. Con ciclistiche poco più che ridicole e freni pressoché inesistenti. Velocissime. Per i parametri di allora. Come uno scooter. Per i parametri attuali. Ma ricche di fascino.

Il tempo ha reso loro giustizia. Dopo oltre 30 anni pare ci sia un ritorno alle "moto d'epoca". Gioielli anni '70 ottimi anche ai giorni nostri. Da un lato case come Triumph e Kawasaki ripropongono la loro moderna (nessuna perdita d'olio e freni efficaci) [ri]lettura di questi classici. Dall'altro intrepidi motociclisti, forse un po' snob, si contendono i pochi esemplari "originali" ancora in circolazione. Tra i due estremi però esiste una terza via. Esattamente nel mezzo. E come spesso accade "in medio stat virtus".

E' folle a pensarci bene. Anacronistico. Paradossale. Ancora oggi è, per chiunque, possibile comprare una moto di 50 anni fa. Nuova. Da immatricolare. Meglio, chiunque oggi può comprare una moto che da 50 anni è uguale a se stessa. Ovviamente è una moto inglese. O quasi. E' una moto che in origine è stata progettata e costruita in Inghilterra. Ma, più o meno in contemporanea al [tra]crollo dell'industria motociclistica britannica, ha visto spostare le linee produttive in quel magico [sub]continente di nome India. Li la storia e la produzione di questa gloriosa moto sono proseguite fino ai giorni nostri.

Questa moto ha un nome: Royal Enfield Bullet. Paradossale. Come molte cose che vengono dall'India. Ma carico di fascino. Come tutto ciò che arriva dall'India. Bullet (proiettile) richiama alla mente la velocità. La potenza. In realtà questa moto non può gareggiare nemmeno con un piccolo scooter moderno. Il paradosso sta proprio in questo. In un'industria in cui la ricerca è completamente tesa verso la modernità e la velocità estrema, la Bullet fa del fatto di essere immutata da oltre 50 anni la sua forza. Salire su una Enfield significa fare un viaggio nel tempo. Si riscopre il gusto della moto. Del viaggio solitario. Dell'avventura. La bassa velocità permette di godersi il panorama. Di stare lontano dalle autostrade. Di viaggiare su strade secondarie o lungo la costa. Il viaggio diventa il fine. Non lo strumento per raggiungere la meta. Non tutti possono apprezzare il piacere derivante da una Royal Enfield. Piccole soddisfazioni. Poesia. Come partire senza orologio. Guidare lentamente, gustandosi un buon toscano tra le labbra. Viaggiare senza meta, a bassa velocità, con il vento che accarezza il volto. Solo chi ha passione può apprezzarla fino in fondo.

Un fantastico esempio di travolgente passione è quello del Capitano. Romantico Uomo di altri tempi. Per amore di queste due ruote angloindiane ha abbandonato un lavoro sicuro. Si è romanticamente gettato in un'avventura tanto illogica (dal punto di vista reddituale) quanto affascinante. Il Capitano ha creato Royal Mc Queen la prima concessionaria monomarca interamente dedicata alle Royal Enfield. E' a Bologna. Ovviamente. Terra di motori e di passione. E di passione il Capitano ne ha da vendere. Crede nelle sue idee e nei suoi sentimenti. Basta guardare il suo sito internet per rendersene conto.

Con nostalgia mi torna in mente un altro fantastico Uomo. Carlo Talamo. Il folle progetto del Capitano è simile a quello di Carlo e della sua Numero Uno. Vendere moto apparentemente obsolete che nessuno vuole. Talamo ha saputo risvegliare la passione (ma anche la moda) in moltissimi motociclisti. Ha creato un fenomeno di costume. Mi auguro che il Capitano possa fare altrettanto. Il primo passo è già stato compiuto. La prima special è già disponibile. Le altre arriveranno. Presto. Capitano, forse lungo la tua navigazione dovrai più volte affrontare tempeste e bonaccia. Per favore tieni duro. Ne abbiamo tutti un grande bisogno!