venerdì 17 agosto 2007

Giovanni Allevi e Stefano Bollani.

Hendrix è uno dei più grandi talenti musicali che siano mai apparsi sulla faccia della terra. Il suo feeling è inimitabile. Nessuno è mai stato tanto avanti sui tempi come ha saputo fare lui. Oggi migliaia di guitar hero suonano mille note al secondo. Ma senza alcun sentimento. Tecnica pura. Che noia! Anche pensando ad album strumentali, ad esempio di solo pianoforte, ho sempre creato un'associazione con questo sentimento. Noia. Noia. Noia!

Come al solito però arriva il momento in cui ci si deve ricredere. Forse è un'eccezione. E nel mio caso potrebbe confermare la regola. Non lo so. So che il momento in cui mi sono dovuto ricredere è inscindibilmente legato a due artisti (pianisti) italiani. Stefano Bollani e Giovanni Allevi.

Il primo incontro con Bollani è avvenuto per mezzo di una trasmissione sui MTV. Suonava dal vivo alcuni brani. Ad un certo punto ha voluto fare un esperimento. Ha chiesto al pubblico di scrivere dei titoli di canzoni. Ne sono stati sorteggiati 5 o 6. Heidi. Smoke on the water. Like a virgin. Il ballo del qua qua. Dopo alcuni secondi di concentrazione ha suonato un medley di alcuni minuti in cui ha mischiato con arte e sapienza tutti i brani selezionati. Facile! IN televisione! Sarà stato tutto preparato. Oppure no?

Per capire più a fondo sono andato a sentirlo dal vivo. Incredibile nel finale della serata ha fatto la stessa cosa. Il pubblico gridava le canzoni più diverse. Lui ne ha scritte 10. E ha creato il medley. Davanti ai miei occhi! Impossibile dubitare. Ma la cosa che più mi ha colpito è stato il modo feroce e creativo in cui ha suonato. E il pubblico. In silenzio tombale durante l'esecuzione ed esplosivo come uno stadio dopo l'ultima nota! Assolutamente da brivido. Eccezionale.

Incuriosito ho voluto testare anche un altro personaggio che ultimamente riscuote molto successo. Giovanni Allevi. Timido e riservato pianista dotato di una sensibilità fuori dall'ordinario. Il suo album (solo piano!!!) Joy mi ha stregato. Ad un primo ascolto ho avuto un ottimo feeling con tutti i pezzi. Senza rendermene conto mi sono trovato ad ascoltare e riascoltare in continuazione tutti i brani del disco. E mi sono accorto di essere un po' confuso. Mai avrei detto di poter apprezzare a tal punto un disco strumentale. Per di più senza chitarre. In realtà Allevi si dimostra incredibilmente dotato. Sensibile. Le note da lui scritte e suonate sono in grado di trasmettere vere emozioni.

Volendo azzardare un parallelo piuttosto ardito associo Giovanni Allevi a Jimi Hendrix. In particolare in due brani. Il primo, Downtown, mi riporta alla mente l'esperimento Hendrixiano di ricreare con la chitarra il rumore del traffico di una metropoli. Il secondo Jazzmatic è un crescendo in cui ritmica e dinamica del piano sono devastanti e potenti come solo la chitarra di Jimi ha saputo essere.

A volte è davvero bello vedere le proprie convinzioni e i propri preconcetti crollare miseramente di fronte all'evidenza dei fatti! Grazie Giovanni. Grazie Stefano.

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