martedì 3 luglio 2007

Bob Brozman l'antropomusicologo viaggiante.

L'anno scorso a Milano in un microscopico locale nella zona dei navigli, il mitico Nidaba Theatre, ho assistito ad un concerto del bluesman Bob Brozman. Il freddo e la nebbia che solo Milano d'inverno sa regalare creavano un incredibile contrasto con il caldo all'interno del locale. Purtroppo sono arrivato tardi. Oltre duecento persone avevano invaso uno spazio sufficiente per non più di cento anime. Appeso alla porta d'ingresso ho potuto ascoltare qualche brano. Impressionante. Dopo poco ho dovuto mollare. Ma mi sono ripromesso che avrei rivisto da qualche parte mr Brozman.

Dopo meno di un anno si è ripresentato a Milano. Impossibile mancare. Non esiste il talento. Solo la volontà e il desiderio di imparare. È difficile descrivere Bob Brozman. È un grande musicista. Non solo. Sarebbe riduttivo. È un fenomenale percussionista. Anche e forse soprattutto. È un chitarrista. Si. Geniale, imprevedibile, indescrivibile. Ma probabilmente, come lui stesso si descrive, è solo un antropomusicologo. Con la sua chitarra ci fa conoscere il mondo. Le sue mani riproducono ritmi e suoni dai quattro angoli del pianeta. Credi di avere davanti a te un bluesman. Ma le tue orecchie dicono che ti stai sbagliando. Da una improbabile chitarra indiana escono suoni che fanno pensare a Mumbai ma la melodia è paint it black degli Stones. Non faccio in tempo a realizzare e subito dalla sua chitarra resofonica partono le note di Cab Calloway. Sorrido godendomi i suoni. Immediatamente una tromba inizia a suonare alle mie spalle. Timidamente si avvicina al palco un ragazzo che improvvisa con Bob. Lui sorpreso e contento quanto me lo incita a proseguire, a salire sul palco. La libertà dei due regna sovrana. Chi ascolta non può far altro che rabbrividire. Incredulo e contento. La magia continua. Come gli applausi scroscianti. Credevo di assistere al concerto di un chitarrista. Capisco sempre meno dove sono. Ma non ha importanza. Non è pazzia unire ritmi africani, melodie indiane, strumenti sudamericani, musica jazz, blues ed etnica. No. Non è pazzia. Come più volte ribadisce mr Brozman questa è solo libertà. Assenza di vincoli, mentali. Di preconcetti. Non è mai troppo tardi per imparare.

Dopo aver suonato love in vain come se fosse posseduto da Robert Johnson incita chiunque ha un figlio ad incoraggiarlo verso la musica. Per ribadire il concetto, come ce ne fosse bisogno, dice che ogni musicista in più sulla faccia della terra è un criminale in meno...a parte Michael Jackson. Parole sue...che sottoscrivo! E parte con una incredibile canzone western con venature dal sapore hawaiano. Tanto per non smentirsi. A questo punto non capisco più nulla. Con una vecchia chitarra sulle sue ginocchia ci spiega che per fare un blues primitivo, è un antropomusicologo come dicevo, tre accordi sono troppi. Quattro dita sono eccessive. Con un accordo ed un dito, lo slide, stende tutti. Il problema è che se chiudo gli occhi credo di avere davanti una band con almeno tre chitarristi e due percussionisti. Ma quando li riapro davanti a me c'è solo lui. E continuo a non capire come sia possibile.

Alla fine capisco che non c'è nulla da capire. A parte il fatto che l'unica cosa da fare è aprire le orecchie ed il cuore per recepire quanto più possibile della passione che trasmette mr Brozman. Grazie. Ho sempre più voglia di continuare a suonare la mia chitarra e far si che al mondo ci sia un criminale in meno.

Tra il 22 luglio ed il 14 agosto BB sarà in Italia per una serie di concerti e showcase. Mancare sarebbe un delitto.

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